Mostra Chiostro del Bramante Roma 8.11.2014

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Memorie di nature, miti e geometrie
a cura di Giovanni Faccenda e Lorena Gava
Roma, Chiostro del Bramante

piedone

 

Faccio volentieri un passo indietro, giacché la curatrice effettiva di questa
esposizione, intitolata «Memorie di nature, miti e geometrie», è una stimata
collega, critica e storica dell’arte, quale Lorena Gava. Continua ad
appartenermi – è vero – l’idea iniziale, ma l’attenzione sapiente e l’impegno
puntiglioso che Lorena ha profuso nell’approfondimento esegetico della
mostra nel suo complesso e di ogni singolo artista in particolare, mi obbliga
a riconoscerle il primato assoluto per quanto concerne la curatela.
Poteva certo apparire un azzardo, all’inizio, riunire sei pittori con pochissime
comunanze e, al contrario, molte divergenze a scandire la pronuncia dei loro
rispettivi linguaggi; artefici distanti, l’uno dall’altro, per gusto, preparazione
culturale, ricerca e stile; viandanti solitari nei loro personalissimi percorsi
espressivi. Soltanto scegliendo quale comune denominatore la pittura,
avrebbe dunque avuto un senso accostare iconografie fra loro tanto
differenti, orientate verso la metafisica (Rusiello) o verso il surrealismo
(Manduca); entro i termini di un realismo magico (Angini) o nei rigogliosi
orizzonti di un naturalismo lirico (Donati); abitate da singolari echi tipici
del simbolismo nordico (Ghezzi) o da struggenti abbandoni interiori e idilli
sentimentali (Borsoi).
L’esito di un simile connubio – avvincente e stimolante – è quanto hanno
agio di documentare questo catalogo e l’attuale mostra. Nell’epoca
più buia che l’arte abbia attraversato nei suoi millenari tragitti, risulta un
conforto, diresti perfino salutare, ritrovarsi al cospetto di pitture pervase da
tante argentine emozioni. In silenzio, allora, da loro ci facciamo conquistare,
mentre voci di artisti seri e coerenti crescono d’intensità in una magnifica,
mirabile lontananza.
Giovanni Faccenda

Memorie di nature, miti e geometrie
Lorena Gava

“Memorie di nature, miti e geometrie” racconta gli universi diversificati di
un gruppo di pittori accomunati da un’urgenza espressiva forte e autentica.
Partendo da assunti stilistici e tematici ricchi e personali, la narrazione
segue un andamento individuale destinato a sfociare, viste le molteplici
componenti, in un orizzonte di senso dilatato e collettivo. Caratteri differenti
interpretano esperienze che, seppur lontane sul piano della restituzione
iconografica e immaginifica, rivelano sensibilità ed interessi affini legati alla
potenza del segno, della linea e del colore.

Roberto Ghezzi. Brani estesi di mare,
di cielo e di acqua, al limite della percezione ottica, distinguono le opere
dell’artista, da tempo teso in una ricerca appassionata e coinvolgente di
armonie cosmiche. Un senso di “infinito”, di umana incomprensione del
limite pervade la scena e il ricordo va alle forti suggestioni nordiche,a certa
poesia e pittura romantica intrisa di afflati mistici e aspirazioni sublimi.
L’indagine cromatica, condotta con sapiente precisione soprattutto nei
trapassi chiaroscurali e timbrici, nelle velature leggere simili a cipria, coglie
le qualità atmosferiche e fisiche dei paesaggi estremamente rarefatti e mai
completamente astratti per il persistere di appigli figurali propri della condizione
terrena e dell’esistere.

Pluralità di forme e diversità espressive testimoniano, dunque, la comune
volontà di questi artisti a non rimanere estranei a nulla, nella convinzione
che l’arte è un modo di essere della realtà. E la realtà è sempre il risultato
di una stimolante instabilità fatta di concretezza e pensiero, di oggetti e
simboli, di visibile e invisibile, di oscurità e luce.
Ed è proprio all’insegna della mancanza di univocità che le opere pittoriche
qui raccolte assumono la valenza di tanti modi di esistere nella consapevolezza
che la ricchezza degli aspetti comunicativi promuove una grande
libertà di ispirazione e di riflessione.